"Dalle otto alle sei, sulla schiena, essere pagato tre euro un'ora è un insulto. Ma se non facciamo questo, gli stessi italiani diranno: questi africani non vogliono lavorare. Anche gli animali hanno diritti, ma noi non abbiamo diritti. Oggi non diciamo: basta e basta e basta. Libertà". Arrivano dalle campagne di Foggia. Oggi non lavorano, vogliono farsi sentire. Sono gli stranieri, i braccianti della filiera alimentare. La politica scelga da che parte stare, dicono. "Sei precario, sei invisibile, sei bracciante, sei giovane .... stessa casa, delle famiglie impoverite. O si sta dalla parte dei "Caporali", degli sfruttatori ". Per la società sono invisibili, senza storia, umanità, in miseria, sfruttati per il loro bisogno. Anche tante donne, come Eva, ha 48 anni, anche lei sui campi a paghe infime. "Ogni giorno, lasciamo le nostre casa alle cinque di mattina, torniamo alle otto, per un salario di tre euro all'ora e chiediamo sempre al Governo di darci almeno un documento". Pagherebbe le tasse, così potrebbero finalmente uscire dall'ombra e permettersi di dire: No! "Noi in realtà, siamo visibili, quando raccogliamo gli asparagi, siamo visibili quando lavoriamo sui cantieri, siamo visibili quando consegniamo il cibo, siamo visibili quando lavoriamo nei supermercati, siamo visibili quando moriamo sui cantieri. Non siamo invisibili di fatto, ma nella sostanza, dal punto di vista del riconoscimento dei diritti, della dignità. Il cibo che viene consumato nelle case, in questi palazzi, è un cibo eticamente marcio". Ed è questo cibo, che portano il corteo. Gli ortaggi che raccolgono ogni giorno li agitano in aria, per ricordare così a tutti, cosa sta dietro. "Quando voi l'avete sul tavolo, almeno quando mangiate, pensate almeno a noi che lavoriamo lì. Basta ormai la discriminazione. Siamo tutti umani e vogliamo la libertà e so che è difficile però è possibile. Libertà, libertà, libertà".