Non una clinica, ma un ambulatorio privato di medicina estetica allestito in un appartamento di questo condominio dell'Eur. È qui che ha trovato la morte Margaret Spada, 22 anni arrivata a Roma dalla Sicilia per sottoporsi a una rinoplastica e deceduta in ospedale dopo alcuni giorni di coma, in seguito a un malore accusato subito dopo l'anestesia locale. La struttura, aperta e gestita da due medici, padre e figlio, ora indagati per omicidio colposo, è stata posta sotto sequestro. Eppure, on-line, è ancora possibile prenotare un appuntamento con loro. Ecco l'agenda virtuale del dottor Marco Antonio Procopio su un sito molto noto. Prima vista disponibile, il 2 dicembre. Dalle indagini intanto emerge che nell'ambulatorio, non è stato trovato alcun documento. Nemmeno una cartella clinica o una registrazione relativa alla programmazione di quell'intervento. La Procura ora vuole vederci chiaro. Toccherà ai NAS capire con quali autorizzazioni e permessi sia stato aperto questo centro medico privato che la ragazza aveva conosciuto e scelto, convinta da un breve video promozionale su TikTok e da un prezzo, poco meno di 3000 euro, molto allettante. È lo stesso legale della famiglia della vittima a confermarlo ponendo l'attenzione sui rischi di questo tipo di pubblicità, che sui canali social è sì consentita e libera, nel rispetto di certe regole deontologiche, ma che richiederebbe sempre approfondite verifiche. Ma il rapporto tra mondo medico scientifico e i social network è piuttosto complesso. In mezzo c'è una normativa europea che di fatto equipara un professionista sanitario a un'impresa, rendendo di fatto impossibile un'azione di controllo preventiva su questi contenuti, perché in virtu' delle attuali norme configurerebbe un'interferenza nella libera concorrenza. Nelle prossime ore intanto è prevista l'autopsia con gli esami tossicologici che dovranno accertare la concentrazione di farmaci utilizzati per la sedazione. Mentre agli atti è finito anche quel video di pochi secondi girato con il telefono dal fidanzato di Margaret che immortala gli istanti concitati in cui i medici tentavano invano di rianimarla.