Romeo, perquisizioni al palazzo di giustizia di Napoli

15 mar 2017
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Dentro questo palazzo, Palazzo di giustizia di Napoli, lavorano i due magistrati, Henry John Woodcock e Celeste Carrano, che indagano su Alfredo Romeo, l’imprenditore casertano finito in carcere a Rebibbia per avere corrotto un dirigente Consip, la Centrale acquisti della pubblica amministrazione, Marco Gasparri, il cui nome è collegato a quello del Ministro dello sport, Luca Lotti, accusato di rivelazione del segreto istruttorio. Il gruppo dell’imprenditore Romeo è lo stesso che si occupa del servizio di pulizia di Palazzo di giustizia di Napoli e, dunque, anche degli uffici dei due magistrati che lo hanno fatto arrestare, magistrati che ora hanno fatto perquisire gli uffici di Emanuele Caldarera, funzionario del Ministero della giustizia e direttore generale della Cittadella giudiziaria di Napoli, accusato di aver percepito utilità per sbloccare le fatture di pagamento dei lavori alla Romeo. In cambio, Caldarera avrebbe ottenuto l’assunzione della figlia in un’azienda del gruppo Romeo Gestioni ed altre utilità. Tutto il materiale sequestrato nell’ufficio di Caldarera è stato consegnato dai carabinieri ai Pm, che si trovano nello stesso palazzo. Nel decreto di perquisizione sono presenti e risultano essere indagati altri due dipendenti del gruppo, che si occupano degli appalti più importanti a Napoli. L’inchiesta Consip ora sembra ben delineata: a Roma, i Pm di Piazzale Clodio indagano sull’assegnazione degli appalti di pulizia e manutenzione per gli uffici della pubblica amministrazione in tutta Italia, per un valore di circa 2,7 miliardi di euro, suddiviso in lotti; a Napoli, invece, si indaga su analoghi appalti nel settore delle pulizie e della manutenzione e della sanità, con l’aggravante di accusare l’imprenditore anche di associazione per delinquere. I Pm ritengono, infatti, alla luce delle intercettazioni telefoniche e ambientali e il materiale acquisito nel corso di perquisizioni, di aver smascherato un sistema criminale, che definiscono “sistema Romeo”, che oltre a corrompere uomini della pubblica amministrazione per assicurarsi appalti avrebbe intrattenuto anche rapporti e relazioni con elementi della criminalità organizzata napoletana.

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