Adunata sediziosa, resistenza e violenza a pubblico ufficiale: sono i reati contestati ai primi tre fermati nell’inchiesta sulla devastazione di Napoli ad opera di un gruppo di circa duecento persone, incappucciate ed armate di spranghe, molotov, pietre ed ordigni rudimentali, usati per attaccare con una violenza inaudita gli uomini in divisa posti a difesa della struttura fieristica Mostra d’Oltremare, all’interno della quale si teneva il comizio del leader della Lega Matteo Salvini. Nelle prossime ore ci sarà la convalida dei fermi, ed altri arresti potrebbero essere eseguiti, perché molti dei violenti sono in via di identificazione grazie ai filmati delle telecamere di sorveglianza e delle riprese effettuate dalla polizia anche dall’alto. Il bilancio dei feriti è altrettanto grave: trenta, ventisette tra carabinieri e poliziotti. Il giorno dopo le violenze siamo stati nel quartiere Fuorigrotta messo a ferro e fuoco dai violenti, e questa è la rabbia di chi ha sopportato il passaggio dei barbari, che hanno devastato arredo urbano, incendiato cassonetti, distrutto segnaletica, auto in sosta e vetrine di negozi. “Paura assai, perché sono stati attimi di terrore, veramente”. “Si distruggono macchine, si rovina una città, per fare cosa?”. Una rabbia che è comune all’intera città, perché questi violenti hanno sporcato l’immagine di Napoli, una Napoli pacifica, accogliente e tollerante, ed ha fatto passare in secondo piano non solo la manifestazione di Salvini, ma anche il corteo di migliaia di persone che in maniera civile volevano contestare la presenza del leader della Lega Nord a Napoli.