"Mia figlia è viva". Il padre di Saman arrestato in Pakistan lo dice in tribunale a Islamabad, al Giudice che deve decidere sulla sua estradizione in Italia. Lo stesso Shabbar Abbas, che in una intercettazione nel giugno dello scorso anno, un mese dopo la scomparsa della figlia, diceva: "L'ho uccisa io, noi l'abbiamo uccisa". Il Giudice ha rinviato l'udienza di 7 giorni per permettere all'Avvocato difensore di visionare la documentazione arrivata dalla Procura di Reggio Emilia. Intanto qui nella campagna di Novellara a pochi passi dalla casa degli Abbas, è iniziato il recupero del corpo che, ne sono certi gli inquirenti, è quello mi Saman. Nascosto in una buca profonda oltre 2 metri e ricoperto da terra e detriti, da un anno e mezzo. A indicare il casolare pericolante venerdì scorso lo zio Danish Hasnain, ritenuto l'esecutore materiale dell'omicidio, in carcere, insieme a due cugini della ragazza. Le ruspe spianano il terreno, mentre i periti entrano ed escono dal casolare. Indossano tute asettiche, si scava con strumenti manuali. La Corte d'Assise ha incaricato la anatomopatologa Cristina Cattaneo che si è occupata del caso di Yara Gambirasio e l'archeologo Dominic Salsarola. Avranno 60 giorni per depositare la perizia, dovranno accertare l'identità del corpo, le cause della morte, i tempi e le modalità dell'occultamento. Partecipano allo scavo i consulenti e i legali di tutti e cinque i familiari indagati. "Al momento non si può dire nulla, bisognerà fare degli accertamenti, penso di tipo radiologico, soprattutto il recupero sarà molto lento".