Uniti da comuni obiettivi, i metalmeccanici di tutta Italia hanno sfilato in corteo per chiedere al Governo un piano industriale che rilanci l'intero settore dell'automotive, a partire dagli stabilimenti di Stellantis, salvaguardando ricerca, sviluppo, occupazione e, in assoluto, il futuro di tutte le aziende dell'indotto. Quello di Roma è stato il primo sciopero generale dell'auto da 30 anni, che ha visto arrivare da tutto il Paese migliaia di lavoratori e lavoratrici. A guidare il serpentone di manifestanti, che si è mosso da Piazza Barberini fino a Piazza del Popolo, c'erano i leader di Fiom, Fim, e Uilm e accanto, compatti, i segretari generali di CGIL, CISL e UIL. "Venga convocato un tavolo di trattativa alla Presidenza del Consiglio con Stellantis, con la componentistica, con i sindacati". "Pretendiamo coerenza e rispetto da Stellantis, così come pretendiamo dal Governo di accompagnare, vigilare ed essere garante di questo percorso". "Il Governo e Tavares devono dare risposte a questi lavoratori, a queste lavoratrici. Perdiamo i posti di lavoro, perdiamo l'attività produttiva di questo Paese". In piazza si sono viste delegazioni di sindacati europei e mondiali perché non è solo Stellantis ad essere piegata da una profonda crisi produttiva: l'automotive e le aziende della componentistica sono in difficoltà anche a livello internazionale. Alla mobilitazione dei metalmeccanici si sono uniti i leader delle forze politiche di opposizione che hanno depositato una mozione unitaria in Parlamento chiedendo urgentemente l'apertura di un tavolo di trattativa con Stellantis per salvaguardare i posti di lavoro e mantenere la capacità produttiva degli impianti in Italia. "Ci piacerebbe avere un'interlocuzione anche col Governo, perché il Governo, su questo, dovrebbe essere unito all'opposizione. Non è una controparte". "Sicuramente la responsabilità maggiore è di Stellantis che non è riuscita sin qui a offrire una strategia imprenditoriale seria, che mantenesse fede agli impegni presi anche con lo Stato italiano".