Scuola, Crisanti: mascherine andrebbero messe anche al banco

03 set 2020
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Buongiorno. Abbiamo sentito le misure che il Governo per ora ha deciso, ha organizzato. Tra l'altro per fare questo si è consultato anche con lei perché lei non è un consulente, di fatto, del Governo, ma in qualche modo qualche indicazione un po' al Governo l'ha data. Mi fa capire una cosa? Rispetto alle cose che noi sappiamo, cioè la temperatura che si misura a casa, le mascherine che se stai seduto al posto non è necessario indossare, mi fa capire se lei è d'accordo con queste misure o no? Che cosa lei ha proposto e che cosa sarebbe stato più opportuno? Mi faccia capire. “Io ho proposto una serie di colloqui informali e ad alcuni membri del Governo di dotarsi di mezzi e strumenti per aumentare la capacità di fare tamponi perché più aumentano i contatti e più aumenta la possibilità del virus di contagiare le persone, quindi la riapertura delle scuole e la riapertura delle attività produttive sono un'occasione fantastica per innescare la trasmissione e l'unico strumento che noi abbiamo, in assenza di farmaci efficaci e ancora in assenza di un vaccino, sono le misure di sorveglianza attiva, nel senso se uno sta male, ha la febbre, bisogna fare il tampone a lui, agli amici, ai parenti e ai colleghi di lavoro”. Quello che già sappiamo. “Esatto. Ogni asintomatico intercettato è una vittoria ed è chiaro che i tamponi che facciamo adesso ci bastano appena per controllare la situazione”. Neppure 103 mila? Non li avevamo mai avuti tutti questi tamponi. “Io penso che l'aumento del numero dei tamponi è una cosa molto positiva, però lei consideri che le scuole ancora non sono partite, le attività produttive ripartono questa settimana, poi tutti i flussi da fuori e dentro l'Italia. Sono milioni di persone che si muovono ogni mese, quindi è chiaro che se vogliamo convivere col virus... Ecco, l'obiettivo è diverso da quello che era mesi fa. Mesi fa l'obiettivo principale era bloccare la trasmissione e ritornare a una situazione più o meno normale. Adesso l'obiettivo è convivere con il virus e per convivere con il virus bisogna cercare di bloccare quanto più possibile la trasmissione del virus all'origine”. Quanti tamponi al giorno servono secondo lei in queste condizioni, con la riapertura delle scuole? “Abbiamo fatto un po' di calcoli, anche varie simulazioni. Ce ne dovrebbero bastare dai 300 mila ai 400 mila al giorno”. Quindi quadruplicare lo sforzo che si sta facendo attualmente. “Consideri che adesso aprono le scuole, sono circa 8 milioni di bambini, 8 milioni e mezzo di bambini. Per ogni ragazzo che ha la febbre immediatamente scatta l'isolamento e il tampone per il ragazzo che ha la febbre, la classe, gli insegnanti, i bidelli, i genitori dei bambini, cioè ogni persona a sua volta genera la necessità di fare 100-150 tamponi. Pensi alle elezioni, sono 60 mila sezioni elettorali e tre scrutatori per sezione più i rappresentanti di lista, che obiettivamente sappiamo che li esponiamo alla possibilità di contagio. In Francia dopo le elezioni c'è stata un'esplosione”.

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