Che le maglie fossero troppo larghe era chiaro da subito, il preside a cui spettava il compito ultimo di decidere chi poteva frequentare in presenza e chi no. Così il Ministero dell'Istruzione ha preso una decisione radicale. Nessuno può assistere alle lezioni in presenza in base al lavoro dei genitori, possono tornare a scuola solo bambini con disabilità e bambini con bisogni educativi speciali. L'unico riferimento valido nell'ultimo Dpcm cita sono queste due categorie di studenti, quindi non potranno tornare sui banchi, nemmeno i figli dei sanitari che in un primo momento sembravano avere il diritto a frequentare in presenza. In una circolare del 4 marzo si faceva riferimento ai figli di lavoratori di categorie ritenute essenziali esplicitate nell'apposito elenco. Il fraintendimento era nato proprio perché in assenza di un elenco che identificasse le categorie ritenute essenziali, dunque, quelli i cui figli avrebbero potuto frequentare in presenza, si era preso come riferimento l'unico documento che identificava nei codici Ateco di quelle categorie di lavoratori che già nel marzo scorso erano ritenute professioni essenziali. Si trattava però di un elenco con oltre 90 professioni. Da qui il caos. I presidi avevano calcolato che molte classi rischiavano di avere anche l'80% dei bambini in presenza. Il presidente del Piemonte Cirio ha chiesto a nome di tutti delucidazioni al Ministero. La risposta è stata chiara. Il Dpcm del 2 marzo, comunica il Ministero, prevede la possibilità di frequenze in presenza solo per gli studenti disabili per le attività di laboratorio. Non è contemplata tale possibilità per i figli dei lavoratori di servizi essenziali, richiamati dalla circolare del 4 marzo.