Le vittime sono tutti ragazzini di età compresa fra i 13 e i 17 anni, giovani calciatori con il sogno di diventare professionisti. Secondo quanto ricostruito dalla Procura di Torino, un allenatore di vent’anni, finito in manette, sarebbe stato protagonista di episodi di violenza sessuale nei confronti di alcuni di loro, oltre ad aver scambiato materiale pedopornografico con un altro coach di cinquant’anni. Quest’ultimo, ex dipendente dell’Esercito italiano ora in pensione, aveva già precedenti per detenzione e divulgazione di altro materiale pedopornografico e anche per atti osceni nei confronti di minori. Per la procura avrebbe supportato il suo collega ventenne nell’adescare ragazzini. Le chat e il web si sono rivelati i mezzi più utilizzati dagli indagati. L’inchiesta è partita un anno fa, dopo la denuncia di un sedicenne che ha raccontato ai genitori degli abusi costretti a subire dal suo allenatore di calcio, in cambio della garanzia del posto in squadra. L’uomo, secondo gli inquirenti, avrebbe anche filmato gli incontri con i minori, ma nell’inchiesta c’è un terzo indagato. Si tratta di un architetto che faceva l’arbitro per hobby. Era colui che, come emerge dalle carte, avrebbe combinato incontri diretti con i minori, anche dietro la scusa di praticare massaggi tonificanti ai ragazzi. Avrebbe messo a disposizione i locali dove avvenivano le violenze.