Le sigarette elettroniche (e-cig) non smettono di far parlare di sé. Una sentenza della Corte Costituzionale le tassa, anche senza nicotina, come fossero sigarette tradizionali. Scienziati e ricercatori di mezzo mondo puntano il dito sulle e-cig indicandole come “tossiche” per la produzione di metalli tossici dannosi per la salute, malgrado l’assenza della combustione delle tradizionali “bionde”. Da noi ne è vietato persino il commercio online. L’Organizzazione Mondiale della Sanità condanna le sigarette elettroniche su più fronti, auspicando un loro divieto anche nei luoghi pubblici e di lavoro. Il fulcro politico, economico e sociale del fenomeno “e-cig” sembra ruotare intorno ad un dilemma: da una parte sembra che queste “corrompano” le nuove generazioni al fumo di sigarette classiche, dall’altra sembra che, come sostenuto dalla University College di Londra, siano un valido aiuto per chi vuole smettere di fumare. Intanto i produttori italiani di sigarette elettroniche protestano per il giro di vite alle svapo machine, gli americani vietano le sigarette elettroniche ai minori e lanciano allarmi sociali. Le denunce riguardano incidenti provocati da esplosioni delle batterie e da insani riti diffusi tra i teenager come il “dripping”, ovvero l’inalazione dei vapori provocati dal gocciolamento della nicotina liquida direttamente sulle bobine di riscaldamento. E un crescente fenomeno: quella della customizzazione “fai da te” delle sigarette elettroniche per renderle più “performanti” (intensità di fumo e di gusto). Qualcuno le difende, qualcun altro le condanna, di sicuro in un panorama fumoso di ricerche dagli esiti spesso incerti i dati di vendita parlano chiaro: con un giro d’affari mondiale di 10 miliardi di dollari (2017), il settore delle sigarette elettroniche rappresenta una boccata d’aria per le casse di molti stati.