Quaranta medici veri, trenta vittime, tutti attori ed un finto attacco chimico nella Capitale. Dall’inizio dell’allarme, all’arrivo delle ambulanze, otto in tutto, fino alla decontaminazione dei feriti, alla gestione delle emergenze: tutto questo in scena al “Gemelli”. Le esercitazioni di una maxi-emergenza sono state organizzate dagli specialisti della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica e del Policlinico Gemelli, nell’ambito del progetto europeo Eden, che ha come scopo quello di migliorare la risposta a incidenti chimici, biologici, radiologici, nucleari ed esplosivi. “Oggi abbiamo provato proprio il piano dell’ospedale, che si chiama Peimaf, ed è un piano che deve far fronte, in questo caso, a un arrivo quasi improvviso, preceduto da un delay di circa venti minuti, mezz’ora, di contaminati da un incidente chimico. Questo tipo di vittime ha bisogno della decontaminazione. La decontaminazione è una procedura che prevede di spogliare queste vittime, di metterle dentro delle tende, dove vengono lavate con acqua. Le persone, i soccorritori, devono indossare degli indumenti protettivi per non contaminarsi anch’essi, che probabilmente avrete visto, che sono fatti da tutte, scafandri, maschere antigas, un po’ come ci si ricorda purtroppo nelle zone di guerra, anche nella prima guerra mondiale”.