Almeno 8 proiettili, l'ultimo sparato alla testa da una distanza ravvicinata come nelle più tipiche esecuzioni mafiose. Indagano a tutto campo gli investigatori ma è proprio su un possibile regolamento di conti che si starebbero concentrando le indagini della Procura dopo il duplice omicidio avvenuto in un bar poco distante dal centro di Pescara. Un uomo vestito di nero, casco integrale, arriva in moto nei pressi del locale, è l'ora dell'aperitivo, a un tavolo sono seduti due uomini, Walter Albi, architetto di 66 anni e Luca Cavallito, ex calciatore con precedenti penali di 48. Un braccio teso tra le piante spara i primi proiettili, poi il colpo di grazia alla testa. Albi muore sul colpo, Cavallito viene ferito alla mandibola, forse nel tentativo di difendersi. Ricoverato in rianimazione è stato operato ma resta in condizioni critiche. Non è ancora chiaro se le due vittime stessero aspettando qualcuno che avrebbe dovuto raggiungerli in quel bar. Dopo l'agguato il killer ha prelevato i cellulari delle vittime per poi scappare in sella alla stessa moto di grossa cilindrata sulla quale era stato visto arrivare. A lanciare l'allarme una dipendente del Bar del Parco, questo il nome del locale dove è avvenuta la sparatoria. La donna si è nascosta sotto un tavolo e parlando sottovoce è riuscita a chiamare il 118. Manca ancora il movente dell'agguato ma le indagini si starebbero concentrando intorno a una possibile pista economica. Si scava nella vita e negli affari delle due vittime anche per capire quale fosse il legame tra i due uomini.























