I primi soldi dovrebbero arrivare prima delle elezioni del 4 marzo. Con lo stipendio di febbraio circa 270.000 statali potrebbero ricevere gli arretrati relativi allo scorso biennio. A fine marzo poi gli aumenti dei salari dopo quasi dieci anni di buste paghe congelate. Per avere la certezza di queste date bisogna comunque aspettare il via libera della Corte dei conti. Manca, infatti, solo il benestare dei giudici contabili dopo il disco verde del Consiglio dei ministri che ha ratificato l’accordo Governo-sindacati firmato prima di Natale. In concreto, tutto questo vuol dire che a febbraio o il mese successivo lo Stato sborserà dai 370 ai 712 euro lordi a dipendente. L’importo varia a seconda della qualifica e dell’ente di appartenenza. In questa fase si tratta solo di chi lavora nei Ministeri, nelle agenzie fiscali, all’INPS e all’INAIL. Come detto, parliamo degli arretrati per il 2016 e il 2017 perché il blocco degli stipendi è stato giudicato incostituzionale nell’estate del 2015, ma gli effetti della sentenza valgono solo per quel biennio e non per gli anni precedenti. A marzo poi gli aumenti veri e propri. Nel cedolino vareranno tra i 63 e i 117 euro mensili lordi per lavoratore, anche in questo caso in virtù del ruolo occupato. Per fare un esempio possiamo dire che un impiegato ministeriale con un salario di 1.500 euro netti avrà 50 euro in più al mese. Il lungo percorso che ha portato allo sblocco degli stipendi pubblici, che comporta un esborso per l’erario di 2,8 miliardi, però, non finisce qui. Gli incrementi, come abbiamo visto, per il momento riguardano solo i comparti centrali della macchina pubblica. Per gli altri settori, tre milioni di dipendenti tra scuola sanità ed enti locali, la discussione è ancora in corso.