La mamma di Tiziana, Maria Teresa Giglio, lo ha accusato fin dall’inizio di essere il responsabile del suicidio di sua figlia, l’ex fidanzato, che l’ha plagiata al punto da girare quei video che, finiti su una serie di siti porno, l’hanno portata a togliersi la vita nel settembre scorso, a trentun anni, nella cantina di casa. Secondo la Procura di Napoli, però, Sergio Di Palo non ha obbligato Tiziana Cantone a fare quei filmati; non solo, li ha pubblicati d’accordo con lei su una chat privata a luci rosse, da cui poi sono stati prelevati e diffusi. Per questo il Pm Alessandro Milita ha chiesto per Di Palo il giudizio immediato, in concorso con la vittima, per calunnia e falsa denuncia. Il magistrato si riferisce alle accuse, risultate poi infondate, che Tiziana, su input del fidanzato, aveva mosso a cinque persone per violazione della privacy. Le loro posizioni vanno verso l’archiviazione. Il reato di falso, invece, è contestato in relazione al fatto che l’uomo aveva spinto la ragazza a denunciare di aver perso l’iPhone. Di Palo deve anche rispondere di accesso abusivo a dati informatici per aver chiesto a un perito di distruggere alcune informazioni dal cellulare della fidanzata, senza che lei ne fosse a conoscenza. Le indagini della Procura di Napoli erano proprio partite dalle denunce della coppia a proposito della diffusione dei video hard in rete. Sarà il Gip, adesso, a pronunciarsi sulla richiesta di giudizio immediato. Un altro Tribunale, quello di Napoli Nord, invece, sta conducendo un’inchiesta sulla presunta istigazione al suicidio. Tutto questo mentre circolano ancora nel web immagini e video associati a Tiziana, nonostante la madre continui a chiederne la rimozione.