“L’abbiamo saputo in questo momento! Non ci credevo proprio. Mi hanno chiamato i parenti…” Sono bastati 3 euro, una scheda composta da due pannelli per portarsi a casa 163.538.706 euro, più altri 2 milioni di superbonus, perché la fortuna, ieri sera, ha deciso di essere clamorosamente generosa, facendo azzeccare anche il numero stella. Ecco, allora, la combinazione che ha portato l’anonimo vincitore nell’olimpo dei più fortunati al mondo: 3 – 12 – 23 – 71 – 76 – 83; numero jolly 56 e numero stella 35. Ovviamente ora si fantastica su chi possa essere il novello Paperon de’ Paperoni. Ma in realtà il vero vincitore è un altro: lo Stato. Eh già, perché se centrare la sestina d’oro è questione di statistica – c’è una probabilità ogni 56 miliardi 35 milioni 316 mila 700, a riempirsi le tasche tre volte la settimana con matematica certezza sono le casse dell’erario. Basti pensare che nel triennio 2015-2017 il fisco conta di incassare 35 miliardi 700 milioni. Mica spiccioli! Già dieci anni fa il gioco degli italiani valeva per il bilancio pubblico un quarto della legge finanziaria. Come funziona? È presto detto. Per ogni euro giocato sulla schedina del Superenalotto lo Stato incassa 53,06 centesimi. In più, per rendere più goloso il piatto, la Sisal ha deciso di aumentare di circa tre volte il valore del jackpot medio, che ora cresce molto più rapidamente, finanziando il tutto con il raddoppio della singola giocata da 50 centesimi a 1 euro. E così gli introiti per l’erario sono ulteriormente aumentati, senza contare che sulle vincite è poi applicata una tassazione del 6 per cento che viene decurtata al momento della riscossione.