L’obiettivo era la stazione di Lodi. Il mezzo da utilizzare un drone carico di ordigni chimici. Sono gli elementi del piano che un quindicenne, residente nel Lodigiano, stava mettendo a punto, secondo gli inquirenti che lo hanno arrestato. Nato in Italia da genitori marocchini, il ragazzo sarebbe stato in contatto, tramite Telegram, con uno sconosciuto referente cui spiegava passo passo nel dettaglio le sue intenzioni su come compiere l’attentato che stava progettando ormai da diverso tempo. Elementi che hanno convinto gli inquirenti a ritenere il quindicenne parte del gruppo di Lone Mujahid che da quasi un anno fa proseliti attraverso l’applicazione di messaggistica istantanea Telegram: “Voglio mettere una bomba su un treno o su un pullman, o alla stazione di Lodi, dove non ci sono controlli”, ha scritto il giovanissimo aspirante jihadista, in una di quelle chat finite nel mirino degli investigatori dell’Antiterrorismo, considerate minacce credibili e preoccupanti, al punto da ordinare il fermo del ragazzo, che la DIGOS ha eseguito il 9 ottobre scorso. Nei giorni scorsi il Tribunale dei minori ha poi disposto per il quindicenne la misura cautelare in carcere. Per lui l’accusa è terrorismo internazionale. Quasi certamente il ragazzo ha imparato anche tramite internet come poter armare un drone, come poter organizzare un attentato. Ancora una volta, attraverso applicazioni e web, non è così difficile comunicare, per gli aspiranti terroristi, con i reclutatori. Applicazioni monitorate costantemente dall’Antiterrorismo.