“Le persone che sono state individuate sono una goccia nel mare rispetto alla facilità con cui oggi personaggi senza scrupoli nei confronti di persone che lasciano le proprie terre per trovare o con la speranza di trovare un mondo migliore”. Con queste parole, il Procuratore aggiunto Ilda Boccassini, Capo della Direzione distrettuale antimafia di Milano, ha descritto la banalità del male che sta alla base di un’indagine di polizia iniziata quasi per caso a Cremona due anni fa e che ha portato alla richiesta di trentaquattro ordinanze di custodia cautelare, diciotto delle quali eseguite, per associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di esseri umani. In manette sono finiti egiziani, afgani, albanesi, sudanesi, tunisini, alcuni dei quali con regolare permesso di soggiorno nel nostro Paese, oltre che a tre italiani, incensurati. “Non è che è una sola etnia di questo gruppo individuato, ma sono persone italiane, marocchini e albanesi. Di fronte al dolore c’è la globalizzazione del male di persone senza scrupoli che si allenano tra di loro per trovare ricchezza nei confronti anche di persone che cercano aiuto, previo pagamento, che appartengono alle stesse etnie. Ecco, questo deve far riflettere”. Il viaggio verso il Nord Europa per questi disperati, dopo lo sbarco in Sicilia, proseguiva in treno fino alla stazione Centrale di Milano, base logistica dei trafficanti, e poi, previo pagamento di altre centinaia e migliaia di euro, continuava in questi furgoni diretti a Ventimiglia e, quindi, in Francia. La Polizia di Stato ha documentato sessantadue viaggi come questo, con decine di persone, in qualche caso ancora minorenni, ammassate le une sulle altre. Gli arrestati avevano, nella maggior parte dei casi, contatti diretti telefonici con gli scafisti; in altri casi, potevano contare sull’appoggio logistico di uno straniero regolarmente residente a Catania.