Il processo sulla presunta trattativa tra Stato e mafia è agli sgoccioli. Oggi pomeriggio i giudici della Corte di Assise di Palermo, presieduta da Alfredo Montalto, emetteranno la sentenza nei confronti degli imputati. Insieme, alla sbarra, ci sono boss di Cosa Nostra ed esponenti delle istituzioni: Leoluca Bagarella, Antonino Cinà, Totò Riina, morto durante il dibattimento, Marcello Dell’Utri e Giovanni Brusca. Loro, assieme al generale Mario Mori, al generale Antonio Subranni, al colonnello Giuseppe De Donno, devono rispondere del reato di minacce e attentato al corpo politico dello Stato. Massimo Ciancimino, invece, è accusato di concorso esterno e calunnie, mentre l’ex ministro Nicola Mancino deve rispondere di falsa testimonianza. Secondo l’accusa ci sarebbe stata una trattativa tra la mafia e pezzi deviati dello Stato per fermare la strategia stragista di Cosa Nostra dopo le stragi di Capaci e di via D’Amelio e dopo gli attentati di Roma, Firenze e Milano. Per la prima volta in un processo è stato sentito anche un Presidente della Repubblica: si tratta di Giorgio Napolitano, ascoltato al Quirinale in qualità di testimone dei Pm di Palermo. La sua testimonianza era relativa ad alcune telefonate che Mancino ha fatto al Consigliere giuridico del Capo dello Stato, Loris D’Ambrosio, nel frattempo deceduto. Tra gli imputati figurava anche l’ex ministro Dc Calogero Mannino, che ha però scelto di essere giudicato con il rito abbreviato e che è stato assolto in primo grado perché, secondo il giudice, il fatto non costituisce reato. Il dibattimento, che potrebbe scrivere un pezzo importante della storia del nostro Paese, è iniziato cinque anni fa, adesso è tempo della sentenza di primo grado.