Ucciso perché non voleva essere sfruttato nei campi. Voleva la giusta paga per questo si era ribellato. Ma è stato ammazzato, è morto per questa ragione per difendere i suoi diritti, un uomo pachistano, il cui cadavere viene trovato nelle campagne nel nisseno il 3 giugno scorso. Ad ucciderlo, secondo gli uomini della squadra mobile di Carabinieri al comando della provincia di Caltanissetta, che hanno condotto sul campo l'indagine coordinata dalla procura, un gruppo di extracomunitari finiti in manette questa notte. Si tratta di 12 persone, tutte di nazionalità pakistana, che gestiva il lavoro dei loro connazionali nei campi, sfruttandoli con paghe da pochi euro al giorno a fronte di più 10 ore di lavoro nei campi e nelle serre. I reati che vengono contestati agli arrestati sono quelli di caporalato, estorsione, sequestro di persona, rapina e lesioni aggravate, minacce, violazione di domicilio, violenza o minaccia per costringere a commettere un reato. Per sei degli arrestati c'è anche la contestazione dell'omicidio del loro connazionale, colpevole di aver cercato di far valere i propri diritti e di chiedere per lui e per i suoi compagni una paga adeguata. Secondo gli inquirenti l'organizzazione agiva in modo paramafioso, utilizzando i tipici metodi della criminalità organizzata. Le indagini però non sono ancora concluse. Al vaglio degli investigatori la posizione di imprenditori agricoli italiani che prendeva accordi con i pachistani per far lavorare nei propri campi la manovalanza sfruttata.