Sono tempi duri per i gruppi di ultrà che spadroneggiano negli stadi. A distanza di poche ore dalla sentenza definitiva e a suo modo storica sul caso della tifoseria organizzata della Juventus, anche il Milan e la Lega Calcio Serie A, vengono ammesse come parti civili nel processo per associazione a delinquere a carico di tre ultrà rossoneri. Scenari cupi a Milano, ma anche quelli dipinti dalla sentenza della Corte di Cassazione che ha confermato l'esistenza di un'associazione per delinquere, all'interno del gruppo bianconero dei Drughi, gli ultrà della Juventus imputati nel processo Last Banner. È la prima volta che questo reato viene riconosciuto per vicende legate alla tifoseria organizzata. La pena più severa, 8 anni di reclusione per Gerardo Dino Mocciola, ritenuto il capo dell'organizzazione. Pene variabili tra i 4 anni e 7 mesi, ai 3 anni e 11 mesi per altre quattro figure di spicco dei Drughi. Il dibattimento è stato celebrato a Torino dopo un'inchiesta della Digos. La Juventus, che ha denunciato pressioni dalla curva durante la stagione calcistica 2018-2019, era parte civile al processo. E ora tocca al Milan. Lo ha stabilito la Sesta Sezione Penale del Tribunale di Milano. Imputati al processo sono Christian Rosiello ex bodyguard del rapper Fedez, non indagato, Francesco Lucci fratello del leader della Curva Sud e Riccardo Bonissi. Secondo i PM si sono resi responsabili di estorsioni sulla vendita di biglietti e hanno chiesto mazzette nei parcheggi intorno a San Siro. I modi erano spicci, dicono gli inquirenti: risse e pestaggi ai danni di ultrà rivali, steward e persino forze dell'ordine.