C’è vita nel mare. Una nuova nell’arcipelago toscano: è tornato il delfino comune, specie assai rara nel Mediterraneo, ed è comparso lo squalo, normalmente più a suo agio nelle acque tropicali. Mai come nell’estate del 2017 si sono incontrate tante verdesche, una decina gli avvistamenti, tanto da far ipotizzare che la Meloria sia stata scelta come una specie di nursery. È lì che è stato pescato uno squalo mako, la vera novità. La verdesca è comunque un predatore del Mediterraneo, il mako no, ama le acque calde. C’è più cibo. Nuove generazioni sostituiscono gli esemplari conosciuti. Alcune specie sembrano essersene andate. Le balenottere, soltanto lo scorso anno, venivano incontrate settimanalmente. Non sono mai state viste durante l’ultima stagione dei monitoraggi. Gli avvistamenti presentano caratteristiche anomale rispetto anche alla comune etologia delle specie. In due casi differenti, infatti, sono state riconosciute stenelle, da sole, senza gruppo di appartenenza. Si rimane nel mistero anche con quei magnifici esemplari che sembrano aver sfidato le teorie dell’evoluzione. Sulla spiaggia elbana di Marina di Campo si sono schiuse, quest’estate, centodue uova di Caretta caretta. Che il nostro mare sia diventato caraibico? Che l’aumento di inquinamento da plastica o la pesca spostata al largo abbiano cambiato l’habitat? Sono tutti fattori da tenere in considerazione, partendo però dal punto cruciale del report dei biologi che studiano il Santuario dei cetacei: qualcosa è certamente cambiato.