Bisogna agire di fronte agli impegni non mantenuti da parte di alcune case farmaceutiche, restare inermi sarebbe difficile da spiegare ai cittadini che si sentono ingannati. È il cuore del discorso del premier Draghi al Consiglio europeo in videoconferenza, alla Presidente della commissione che minaccia azioni legali contro AstraZeneca, il capo del Governo chiede e ottiene la rassicurazione che le dosi trovate ad Anagni e prodotte in Europa, restino tra i 27. Pieno sostegno italiano poi al rafforzamento del controllo sulle esportazioni voluto da Bruxelles che invece non convince del tutto alcuni paesi che temono ripercussioni nelle catene di produzione delle aziende in linea con le consegne, d'altra parte i numeri mostrati da Von Der Leyen sono impietosi, finora i 27 hanno ricevuto 88 milioni di dosi, mentre ne hanno esportate 77 milioni. La fetta più grossa, ben 21 milioni, è andata al Regno Unito, da cui l'Europa non ha ottenuto neppure una fiala, Bruxelles vuole trovare con Londra una soluzione vantaggiosa per tutti, ma i segnali che arrivano da oltremanica non sono dei migliori e la fiducia verso AstraZeneca e a zero. Si guarda agli Stati Uniti con il Presidente Biden intervenuto in collegamento per tendere la mano e rilanciare l'alleanza atlantica dopo i 4 anni di Trump. Il nostro impegno c'è, assicura il Presidente del Consiglio europeo Michel e dagli Usa se non arriveranno subito i vaccini ci si attende almeno una mano nelle catene di approvvigionamento necessarie per aumentare la capacità produttiva, l'obiettivo, come dice Macron, è che l'Europa diventi entro l'estate il più grande produttore al mondo di vaccini. Ma oltre alle immunizzazioni bisogna pensare anche alla ripresa economica, priorità assoluta non commettere errori, esorta Mario Draghi, che rilancia l'idea di arrivare prima o poi a un titolo comune europeo. La strada è lunga, ha detto ai suoi colleghi, ma dobbiamo incamminarci.