"Il vaccino è stato studiato per una seconda somministrazione a 21 giorni, quindi, noi i dati su un più lungo range di somministrazione al momento non ne abbiamo". Una decisione, quella del Governo italiano di posticipare il richiamo di Pfizer a 42 giorni, che prende in contropiede anche la stessa azienda produttrice. D'altronde, è il 28 gennaio scorso, quando l'Agenzia Europea del Farmaco, raccomanda la somministrazione della seconda dose del siero Pfizer, tre settimane dopo la prima, spiegando che il 93% dei partecipanti, i cui dati erano stati utilizzati per calcolare l'efficacia del vaccino, avevano ricevuto la seconda dose appunto, in un intervallo tra 19 e 23 giorni dopo la prima. "Io come direttore di Pfizer, dico atteniamoci a quello che è stato fatto negli studi clinici, quindi la somministrazione a 21 giorni, perché questo garantisce i risultati che sono stati poi, che hanno permesso l'autorizzazione". Invece è il 5 Maggio scorso, quando il Ministero della Salute, in questa circolare, posticipa il richiamo dei vaccini a RNA, compreso Pfizer, a 42 giorni. Un'estensione temporale, spiegata in tre punti. La somministrazione della seconda dose entro i 42 giorni dalla prima, non inficia l'efficacia della risposta immunitaria. La prima somministrazione, conferisce già efficace protezione contro il Covid. Infine, perchè è opportuno dare priorità a strategie di sanità pubblica, che consentano quindi di coprire dal rischio, il maggior numero possibile di soggetti, nel minor tempo possibile. E infatti estendere il richiamo a 42 giorni, significa poter recuperare un tesoretto di dosi di un vaccino che tutti vogliono, ma le cui scorte, in alcune Regioni, finiscono velocemente, provocando quindi, uno stop temporaneo alle somministrazioni. Sulla possibilità invece in futuro, di un terzo richiamo per allungare l'efficacia della copertura immunitaria, Pfizer risponde così: "Noi adesso abbiamo i dati che dimostrano la copertura immunitaria a sei mesi, dobbiamo osservare i successivi sei mesi, vediamo cosa succederà".