11 mesi di sospensione e stipendio dimezzato. È questa la sanzione applicata dal Ministero della Difesa nei confronti del generale dell'esercito Roberto Vannacci, sottoposto a procedimento disciplinare di stato nell'ottobre scorso. A farlo finire nel mirino portandolo alla ribalta della cronaca, era stata la pubblicazione nell'estate scorsa del suo contestatissimo "Il mondo al contrario". Un libro autoprodotto è diventato di fatto un caso nazionale, con tanto di 200mila copie vendute. Mancanza di senso di responsabilità e lesione del principio di neutralità della forza armata sono le motivazioni alla base del provvedimento in cui si sottolinea anche la compromissione del prestigio dell'amministrazione di appartenenza e il conseguente rischio di effetti emulativi. Contro la sospensione, il suo legale ha già annunciato immediato ricorso al TAR: sono solo opinioni le mie, si difende lui, ma intanto il suo libro continua a far discutere. A Roma, Vannacci risulta indagato per istigazione all'odio razziale per certe frasi messe nero su bianco su omosessuali e persone di colore. Un'altra tegola dunque, per il generale tornato nella bufera nei giorni scorsi quando sono state rese note anche le altre tre inchieste a suo carico. Dovrà infatti, rispondere anche di truffa in merito alle spese disinvolte sostenute ai tempi della missione e da addetto militare a Mosca, tra il febbraio del 2021 e il maggio del 2022. Un fascicolo aperto dopo un'ispezione dello Stato Maggiore della Difesa e che viaggia in parallelo con quello avviato dalla magistratura militare e da quella contabile. Lui però, tira dritto e la Lega, il partito che gli ha offerto una candidatura alle prossime elezioni europee, lo sostiene al grido di "ogni denuncia è una medaglia". Lo fa anche Salvini oggi: con un'inchiesta al giorno siamo al ridicolo, tuona il leader del Carroccio in un post su X.