L’indicazione è netta. Dopo la morte, per i cristiani, è molto meglio la sepoltura della cremazione, ma quest’ultima non è vietata, se in determinate circostanze dovesse essere scelta, per ragioni igieniche, sociali o economiche. Ma ci sono delle cose che la Chiesa decisamente proibisce: disperdere le ceneri nell’ambiente, tenerle in casa oppure frazionarle tra i parenti o utilizzarle per gioielli o altri ricordi. La nuova istruzione vaticana Ad resurgendum cum Christo, preparata dalla Congregazione per la dottrina della fede, vuole dissipare le incertezze che hanno fatto sì che in passato in differenti parti del mondo vescovi abbiano dato differenti indicazioni. Innanzitutto il documento punta sull’importanza della sepoltura dei defunti. Per i cristiani la morte ha un valore positivo e la resurrezione è così concreta che risorgeranno anche i corpi trasformati e si uniranno all’anima in una vita incorruttibile. Per questo da sempre la Chiesa indica l’inumazione come la forma più idonea per esprimere la fede nella resurrezione e la pietà e il rispetto dovuto ai defunti. E la cremazione? Non ci sono ragioni dottrinali che la impediscono e non è vietata, recita il documento vaticano che riprende le linee guida già date in passato dalla Chiesa, a meno che la cremazione non venga scelta perché non si crede nella resurrezione dei corpi. E se, per ragioni igieniche, economiche o sociali, si opta per la cremazione, le ceneri vanno conservati in luoghi sacri; non è permesso tenerle in casa, a meno di circostanze gravi autorizzate dal vescovo. In ogni caso le ceneri non devono mai essere divise tra vari nuclei familiari e nemmeno disperse nell’aria, in terra o in acqua. Tanto meno si possono fare con le ceneri del defunto ricordi commemorativi, come gioielli o altro. Al termine del documento l’indicazione più severa: se il defunto avesse chiesto di disperdere le ceneri in natura per ragioni contrarie alla fede, a lui vanno negate le esequie cristiane.