Nassiriya, Iraq. Ore 8.40 del 12 novembre 2003, un camion cisterna si avvicina all’ingresso della base Maestrale, sede dell’unità specializzata multinazionale dell’Arma dei Carabinieri e presidiata da esercito e Carabinieri. Non rallenta, non ha intenzione di farlo. Lo capisce il militare di guardia che spara a raffica contro la cabina di guida ed evita che l’autocisterna entri nel perimetro, e conseguenze ancora peggiori. Ma il camion, carico di tritolo mescolato a liquido infiammabile esplode e causa quella del deposito di munizioni. La base Maestrale è uno scheletro di cemento; e anche una seconda palazzina, la Libeccio, distante poche centinaia di metri, viene danneggiata. 28 le vittime, 19 quelle italiane: 12 erano Carabinieri, 5 i militari dell’esercito, 2 i civili, un cooperante e un regista impegnato nella realizzazione di un documentario, altre 9 vittime erano lavoratori iracheni. È il giorno nero, la pagina più dolorosa della presenza italiana in Iraq, la peggiore strage di militari italiani dal dopoguerra. Prima dei funerali di Stato nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, il Paese rese omaggio a quelle vittime, in un lungo pellegrinaggio alla camera ardente allestita nel Sacrario delle Bandiere del Vittoriano. Dal 2009, il 12 novembre, è la Giornata del ricordo dei caduti militari e civili nelle missioni internazionali per la pace. Lo ricorda il Presidente della Repubblica: “A quanti sono impegnati oggi nelle zone di crisi, va l’apprezzamento e la riconoscenza di tutti gli italiani", scrive Mattarella in un messaggio al Ministro della Difesa Crosetto che stamane ha deposto una corona di fiori al Milite Ignoto. A loro, “a tutti coloro che sono impegnati nelle aree più travagliate, ribadisce il Premier Giorgia Meloni, va la nostra profonda riconoscenza".