C'è la minaccia russa, c'è la protezione dei confini esterni, ci sono le spese per la difesa da aumentare. Ma nella baita lappone sommersa dalla neve con Giorgia Meloni arrivano anche le questioni nazionali. In primis, i centri in Albania: se l'Europa ora guarda ad accordi con Paesi terzi per i rimpatri, l'Italia, rivendica la Premier, è stata la prima a mettere in campo convinta che ora non ci siano dubbi sull'interpretazione delle norme. "Per quello che riguarda l'Albania ci vorrà di più per la lista dei paesi sicuri penso a livello europeo, ma mi pare anche che la Corte di Cassazione abbia sostanzialmente dato ragione al governo italiano sul fatto che è diritto dei governi stabilire quale sia la lista dei paesi sicuri e nel caso i giudici entrare nel merito del singolo caso in rapporto al paese ma non disapplicare in toto. Quindi, ho convocato per domani una riunione sul tema dell'Albania per capire per capire come procedere". La prima volta dopo l'assoluzione su Open Arms parla anche di Matteo Salvini, accantona l'ipotesi di un suo ritorno al Viminale e lancia l'ennesima stoccata ai magistrati. "L'oggetto del processo a Salvini fossero le sue scelte come Ministro degli Interni al tempo quindi le sue scelte politiche piuttosto che effettivi reati e sicuramente la giurisdizione in questo caso è stata utilizzata per condizionare la politica. Ma penso che oggi siamo sia io che Matteo Salvini contenti del lavoro del nostro ottimo Ministro degli Interni". Contrapposizioni che non dovranno più esserci come quelle tra il nord e il sud d'Europa. Italia, Grecia, Svezia e Finlandia si rivedranno presto. La sfida è aumentare le spese per la difesa senza alterare i bilanci. In attesa di capire se il 5% del PIL che Trump si appresterebbe a chiedere sia solo un rumore o diventerà realtà.