Indagano su un "modus operandi" i magistrati milanesi insieme con la Squadra Mobile, su quella che, ne sono convinti ormai, può essere considerata una strategia di violenza sessuale collettiva messa in atto in situazioni di affollamento o caos. Esattamente come avvenuto in Duomo la notte di Capodanno, quando in piazza si erano radunate oltre 25.000 persone per salutare l'arrivo del nuovo anno, e come avvenuto nella stessa occasione tre anni prima. In arabo si chiama "Taharrush Gamea", letteralmente aggressione sessuale collettiva, quella che ora i Pubblici Ministeri di Milano Mannella e Menegazzo, titolari dell'inchiesta, contestano, al momento contro ignoti. Per questa ragione si stanno scandagliando le immagini delle telecamere di videosorveglianza posizionate in Duomo e all'imbocco della galleria Vittorio Emanuele, lì dove almeno 8 donne, stando alle denunce raccolte finora direttamente o indirettamente dagli inquirenti, sono state risucchiate da un gruppo di 30-40 uomini, perlopiù stranieri, immigrati di prima o seconda generazione, in una sorta di imbuto umano all'interno del quale poi si sono consumati abusi sessuali. Il tutto mentre altri uomini stavano intorno come copertura. Ci sarebbero decine di video delle telecamere di sorveglianza, riprese dall'alto, che mostrano una fiumana di persone che con movimenti ondulatori risucchiano nella morsa alcune donne, dopo averle puntate. È accaduto alla ragazza belga di Liegi, già ascoltata dagli investigatori, e ai suoi amici, è accaduto a un'avvocata di Milano sulla cinquantina, a una coppia emiliana, a una ragazza inglese. E non è escluso che le denunce nei prossimi giorni non continuino ad arrivare. Al momento, stando alle indagini, non è ancora chiaro se i presunti aggressori si siano organizzati prima o se l'iniziativa violenta sia nata sul momento. E anche su questo punto è stato acceso un faro.