Si danno appuntamento qui, nel Globe Theatre di Villa Borghese struttura che rimanda la tradizione del Teatro Popolare, quello inclusivo. Vivono e dormono qui, hanno organizzato anche uno spazio dove si può fare il tampone antigenico. Vogliono raccontare la frustrazione, il disagio dopo tanti mesi di emergenza sanitaria. Chi occupa il Globe Theatre, spiega che questa è l'onda lunga che arriva da altri paesi europei come, ad esempio, la Francia. La pandemia ha scoperchiato una situazione endemica. "Moltissime di noi, quest'anno, hanno perso il lavoro, non hanno potuto più rientrare nei loro luoghi di lavoro, non hanno una condizione di stabilità. Moltissimi hanno cambiato lavoro quindi questa è una condizione che il Governo nei nostri Ministri di riferimento devono prendere in considerazione". "Noi rivendichiamo il diritto a una continuità di reddito e, in generale, il diritto al reddito. Perché il precariato è formato anche da lavoratrici e lavoratori che lavorano, magari in maniera continuativa, ma precaria all'interno di grandi Fondazioni, grandi Enti, i grandi teatri stabili. Loro devono essere assunti a tempo indeterminato". Dati INPS alla mano sono quasi 500 mila i lavoratori del settore dello spettacolo. Solo il 5% sono assunti a tempo indeterminato. Sono i tecnici o gli artisti delle fondazioni lirico sinfoniche, quelli dei teatri stabili. Quello del lavoro nero, ovvero il sommerso, in questo settore va avanti da decenni. "Chiedono la riapertura di tutti i teatri, non soltanto che hanno spazi all'aperto, ma anche le realtà più piccole scongiurando la falsa riapertura della scorsa estate". "Aprono soltanto i grandi spazi e riusciamo a mettere in sicurezza tutta quell'ecosistema diffuso sui territori che riesce a produrre una forma di cultura di prossimità, perché questo è il tema perché non ci sono soltanto i grandi spazi.