Questo è uno dei 2600 campeggi del nostro Paese. C'è posto per 70 famiglie in vacanza. Alloggiano nelle piazzole per camper, tende, roulotte. Il settore open air è da sempre la seconda tipologia in Italia, 70 milioni di presenze l'anno per circa 5 miliardi di fatturato e 150000 addetti. Con il Covid i campeggi sono precipitati in fondo al ranking, il settore soffre. Sopravvive chi è riuscito a riqualificarsi, riconvertendosi ad esempio con le case mobili, cercando così di intercettare altre fette di turismo. Abbiamo introdotto anche delle piccole migliorie che riguardano ad esempio un'app che riesce ad evitare ai clienti l'assembramento nei nostri servizi di ristorazione e bar, permettendo l'ordinazioni sia dalla stanza che dalla spiaggia. A livello di sicurezza abbiamo introdotto quelle che sono le condizioni di sicurezza che i protocolli avevano suggerito, quindi l'uso delle mascherine solo nei luoghi chiusi, igienizzanti dovunque nella zona di campeggio e anche nei servizi igienici, distanziamento. Quindi, comunque, pensiamo di essere una struttura accogliente anche in un momento così difficile, sicura. Due mesi di chiusura perduti, ma soprattutto si è invertita la tendenza. La giusta indipendenza e intimità, perché abbiamo un bungalow che ci consente di stare soli coi bambini, avere un servizio in camera, la ristorazione e tutto quanto. Quando arrivo il primo giorno di vacanza, lascio la macchina e me la dimentico. La riprendo a fine vacanza per caricare tutto e tornare a casa. Chi prima della pandemia preferiva mete estere, non potendo partire resta in Italia e le strutture riqualificate garantiscono standard di tranquillità e isolamento, e con il turismo di prossimità entro i 250 km, si aprono opportunità anche per lo smart working. Proprio in questo campeggio incontriamo chi lo fa. Invece di portare i bimbi al centro estivo, li porta al mare in campeggio. Si lavora da qui e si sta con i figli. Il Covid ci ha cambiato la vita anche in questo.