È libero, ma non è finita. Patrick Zaki, ospite del Wired Next Fest, organizzato a Firenze, teme la prossima udienza. Il 21 giugno risponderà al Cairo delle accuse di sovversione e diffusione di false notizie sui social, accuse che gli sono costate l’arresto e la detenzione preventiva e senza processo per quasi due anni. L’arresto di Zaki all’aeroporto del Cairo, di ritorno dall’Italia, dove a Bologna frequentava un master universitario all’Alma Mater. Durante la detenzione preventiva è stato torturato e soggetto a vari abusi. In attesa di processo la detenzione è stata prorogata fino al 7 dicembre scorso. Zaki non è stato assolto e dovrà affrontare un processo che in caso di condanna potrebbe costargli il carcere fino a 5 anni. Fra le accuse mosse dall'Egitto c'è la minaccia alla sicurezza nazionale e la diffusione di false notizie, con particolare riferimento ad alcuni post pubblicati su Facebook. A Firenze Zaki ha ribadito il ruolo essenziale delle piattaforme social nel documentare nuovi casi di violazione dei diritti umani, un ruolo profondamente mutato nel corso degli ultimi dieci anni a causa -aggiunge l'attivista- del maggior controllo da parte dei Governi. Per questo -ribadisce- è necessario fare molto di più per la democrazia.