Sono quasi 12 milioni gli italiani che l’anno scorso hanno ricevuto il bonus da 80 euro introdotto nel 2014 dal Governo Renzi, per una spesa totale di 9 miliardi di euro e un importo medio annuo di 800 euro. È quanto emerge dai dati sulle dichiarazioni dei redditi pubblicati dal Ministero dell’economia, ma c’è un ma: 1.700.000 contribuenti il bonus lo hanno dovuto restituire, in tutto o in parte, perché è emerso che non ne avevano diritto. Com’è potuto accadere? La colpa, tra virgolette, è del meccanismo con cui il bonus viene assegnato. L’importo viene versato direttamente in busta paga dal datore di lavoro ogni mese. Chi ha redditi tra 8.150 e 24.000 euro l’anno riceve la cifra intera, fino a 26.000 se ne riceve solo una parte, gli altri non ricevono nulla. Il datore di lavoro, però, versa il bonus basandosi sui redditi a sua conoscenza, cioè su quanto lui paga il lavoratore e può non sapere che la situazione di un determinato contribuente è diversa. Quando poi si presenta la dichiarazione dei redditi può emergere che non si aveva diritto alle somme ricevute. È quello che è accaduto a 970.000 contribuenti, che hanno dovuto restituire l’intera somma, alcuni perché avevano superato i 26.000 euro, ma il vero paradosso è che 500.000 cittadini hanno dovuto restituire il bonus perché troppo poveri, perché cioè è emerso che il loro reddito annuo era inferiore a 8.000 euro. Altri 765.000 ne hanno restituito solo una parte e hanno dovuto versare le somme tutte insieme, il che, soprattutto per i redditi più bassi, assomiglia molto a una beffa amara, in parte compensata dalla restituzione delle ritenute Irpef che non avrebbero dovuto versare. Dall’altra parte, e in virtù dello stesso meccanismo, sono 1.500.000 i contribuenti che, non avendo ricevuto il bonus in busta paga, hanno scoperto, quando hanno fatto la dichiarazione dei redditi, di averne diritto, in tutto o in parte, vedendosi così versare la somma.