Dalla rottamazione delle cartelle esattoriali all’abolizione di Equitalia passando per la nuova possibilità di far rientrare i capitali detenuti all’estero. Il decreto fiscale è una stampella importante della manovra, non solo per il bilancio dello Stato, ma anche per le tasche di molti italiani. Vediamo perché. C’è innanzitutto la rottamazione delle cartelle. Chi ne ha ricevuta una da Equitalia o gli è arrivata l’ingiunzione di una delle agenzie di riscossione utilizzate dai Comuni potrà chiudere la partita con il fisco usufruendo di uno sconto. Si pagherà la tassa evasa, cioè la somma inizialmente dovuta, ma non le sanzioni e gli interessi di mora. Per le multe stradali, invece, l’esenzione riguarda solo gli interessi e le maggiorazioni. La sanatoria riguarda i debiti compresi fra il 2000 e tutto il 2016 e per saldare bisogna presentare la domanda entro marzo – i moduli sono già disponibili – versando in un’unica soluzione o in cinque rate, l’ultima entro settembre 2018. Dall’operazione si stimano entrate per lo Stato per quasi 3,5 miliardi in due anni. Sempre con il decreto fiscale viene stabilito che da luglio prossimo viene chiusa Equitalia. I suoi compiti e i suoi dipendenti passeranno automaticamente all’Agenzia delle Entrate. È, tuttavia, troppo presto per dire cosa cambierà concretamente per i contribuenti. Altro capitolo importante è quello della cosiddetta voluntary disclosure, da cui si attendono almeno 1,6 miliardi. Si tratta di una proroga di una misura già esistente per quanto riguarda capitali detenuti all’estero e finora celati al fisco. Si possono sanare le violazioni commesse fino al 30 settembre 2016. Nel decreto ci sono poi una serie di norme per snellire alcune procedure, come il rinnovo automatico della cedolare secca quando si reitera il contratto d’affitto. Multe meno salate, infine, per commercianti e professionisti che sbagliano in buona fede o volontariamente la comunicazione telematica dell’IVA.