Abbozzata al G7, disegnata in sede OCSE, adesso vidimata anche dai Ministri delle Finanze del G20 riuniti a Venezia, la Tassa Minima Globale per le multinazionali si avvicina sempre più a diventare realtà. Anche i pochi Paesi restii, a partire da Irlanda e Ungheria sono sempre più isolati e dovranno esprimersi sulla questione entro ottobre, quando nel vertice di Roma del G20 a livello di Capi di Stato e di Governo, la presidenza italiana è intenzionata a portare a casa il risultato, con un accordo che si fonda su due pilastri: far pagare le tasse alle grandi aziende nei Paesi in cui fanno gli utili e non solo in quelli in cui hanno la sede legale e poi l'aliquota del 15% per chi ha un fatturato superiore a 20 miliardi di euro l'anno, anche se c'è chi vorrebbe puntare ancora più in alto, come la Francia. "A proposito della Tassa Minima Globale, ho già chiarito che per noi il 15% significa, almeno il 15%. Noi abbiamo chiaro l'obiettivo di ottenere più il 15% come aliquota minima sulle aziende, perché siamo ambiziosi e vogliamo che sia il più efficace possibile. Il 15% deve essere un minimo e noi puntiamo ad alzarlo". Altro tema al centro del vertice di Venezia, come sottolineato anche dal padrone di casa, il Ministro dell'Economia Daniele Franco, è quello del clima, su cui però si consumano sensibilità diverse. Gli europei spingono ad esempio, su una tassa sulle missioni che poco piace agli Stati Uniti, anche con l'amministrazione Biden. Tutti d'accordo invece sulla necessità di mantenere ancora cautela, quando si guarda alle soluzioni per la crisi economica post-pandemia. Cautela resa ancora più urgente dall'allarme per le varianti, come sottolineato dallo stesso Governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco. "Vi sono queste varianti che tutti quanti noi conosciamo, sulle quali ovviamente c'è molta attenzione, preoccupazione e necessità quindi di mantenere molta, molta attenzione anche nei comportamenti".