Non succede, ma se succede. Il noto motto sportivo dallo scaramantico sapore ottimistico, il governo lo ha fatto suo per parare eventuali difficoltà di approvvigionamento di energia, in caso di scenario avverso al momento, in verità poco probabile. I rincari del prezzo del gas che viaggiiano ai massimi da un anno in area 50 euro al megawattora e le recenti nuove tensioni internazionali sul fronte delle forniture hanno indotto il ministero della sicurezza energetica a muoversi su due piani: uno più strutturale a livello europeo. Chiedere all'Unione di abbassare l'attuale price cap, il tetto al prezzo del gas dagli attuali 180 a 50-60 euro, ponendo un freno a operazioni puramente finanziarie che poi pesano sulle bollette di famiglie e imprese, ha spiegato il ministro Pichetto Fratin. Il secondo congiunturale è a livello nazionale prevede lo sblocco di alcune procedure già contenute nel piano di emergenza gas aggiornato a ottobre 2023 da mettere in moto in caso di necessità. Intendiamoci: il livello degli stoccaggi ossia delle riserve siamo poco sotto l'80% di riempimento e i flussi in entrata nella penisola appena certificati da Snam non destano particolari preoccupazioni fa sapere il ministro. Ma in caso di picchi di domanda o di diminuzione delle forniture sono già stati autorizzati alcuni meccanismi che, senza entrare in tecnicismi, rendono disponibili ulteriori cuscinetti di sicurezza. I consumi italiani nel 2024 sono risultati d'altronde abbastanza stabili rispetto all'anno prima: 61,4 miliardi di metri cubi di gas con un'ampia diversificazione delle fonti dopo la crisi di quasi tre anni. L'Algeria si conferma prima fornitrice davanti ai terminali di rigassificazione del GNL e al TAP che fa entrare il gas proveniente dall'Azerbaijan. La prospettiva degli esperti è che i consumi restino stabili anche nel 2025.