Alla fine era inevitabile che Commissione Europea e Stati membri si scontrassero. L'Eni italiana, come grandi società energetiche di Francia, Germania, Austria, ha annunciato di aver aperto due conti correnti presso Gazprom bank per pagare le forniture di gas russo nella modalità pretesa da Mosca. Di fatto l'Eni verserà euro alla banca russa che verranno cambiati in rubli emessi nel secondo conto aperto dalla società italiana, così la Gazprom o chi fornisce il gas potrà ricevere i rubli, come richiesto da Putin. L'Eni sottolinea di operare con l'accordo del Governo italiano e di ritenere con esso che in tal modo non si violano le sanzioni imposte alla Russia. Bruxelles invece ha avvisato: le società che aprono il doppio conto e alla fine pagano in rubli non rispettano le sanzioni e quindi o verranno multate dal loro Paese di appartenenza, nel caso dell'Eni l'Italia, o la Commissione inizierà una procedura di infrazione verso quello Stato membro. Del resto si scontra l'esigenza dei singoli Stati di non rischiare uno stop alla fornitura di gas russo e quella della Commissione europea che vuole mantenere fermezza e non cedere ai ricatti di Putin. Le procedure di infrazione hanno tempi lunghi e diverse fasi, per ora il braccio di ferro sembra più che altro politico tra Stati e Commissione europea e il fatto che tutti i principali paesi dell'Unione stiano agendo nella stessa maniera, rischiando di andare contro le regole europee fa pensare che sia solo l'inizio di un lungo braccio di ferro tra Bruxelles e le principali capitali d'Europa.