I risparmi dal taglio dei parlamentari

08 ott 2019
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Il taglio di 345 parlamentari, secondo i 5 Stelle, garantirà risparmi per le casse dello Stato nell'ordine di 500 milioni di euro a legislatura, ma sarà davvero così? A fare i calcoli l'Osservatorio sui conti pubblici italiani dell'Università Cattolica diretto da Carlo Cottarelli. Il risultato che ne viene fuori è molto più magro. Vediamo perché. Ogni parlamentare costa, tra indennità, cioè stipendi, e rimborsi, tra i quali anche spese per collaboratori e consulenze, circa 240 mila euro l'anno al lordo delle tasse. Il totale, per tutti quelli che attualmente siedono tra Montecitorio e Palazzo Madama, fa così, per il 2019, 225 milioni. Tagliando 345 tra deputati e senatori, dunque, se ne risparmierebbero potenzialmente 53 per la Camera e 29 per il Senato, totale 82 milioni l'anno, che fa 410 milioni a legislatura. Non siamo proprio a quei 500 annunciati dai promotori della riforma, ma ci si avvicina. C'è un però: l'Osservatorio ci dice che tutto va considerato al netto di imposte e contributi che i parlamentari, in pratica, rigirano allo Stato che gli paga l'indennità. E, allora, visto così, il risparmio sostanziale si riduce: fanno 37 milioni per la Camera e 20 per il Senato, 57 l'anno, 285 a legislatura. La riforma non tocca le spese correnti di funzionamento delle Camere e nemmeno quelle sul personale che contribuiscono a portare, spese previdenziali comprese, ad oltre un miliardo e mezzo i costi annui delle Camere, ma lima sono il numero degli eletti. E' vero che ulteriori risparmi dovrebbero arrivare per il semplice fatto che meno persone frequentano e utilizzano le strutture parlamentari, ma proprio per questo non è escluso, visto che in 600 dovranno fare lo stesso lavoro che prima facevano in 945, che i costi per singolo parlamentare possano addirittura aumentare, anche solo perché aumenteranno le dimensioni dei collegi elettorali. Resta però un fatto: il risparmio netto è appena lo 0,007% della spesa pubblica, di circa 850 miliardi di euro. Insomma, è un po' come se una famiglia media italiana, con una spesa annua di poco più di 30 mila euro, decidesse di stringere la cinghia per 2 euro e 15 centesimi l'anno.

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