Se davvero l'Europa vuole rafforzare la sua leadership globale nella sostenibilità deve preoccuparsi anche dell'impatto ambientale della propria agricoltura. Il settore agricolo assieme a quello degli allevamenti vale infatti circa il 10% delle emissioni europee di CO2, decisamente troppo per un settore che vale economicamente poco più dell'1% del PIL. Per questo la Commissione Europea ha lanciato all'interno della strategia Green New Deal un piano per ridurre l'impatto ambientale di coltivazioni e allevamenti. Si tratta di Farm to fork che si pone gli obiettivi entro un decennio di dimezzare l'uso di pesticidi, tagliare del 20% i fertilizzanti, del 50% la vendita di antibiotici e di promuovere l'agricoltura biologica che dovrà raggiungere il 25% delle terre coltivate. Una sfida importante per l'agricoltura europea che comunque negli ultimi anni ha già ridotto il proprio impatto ambientale tagliando le emissioni inquinanti del 20%. Il piano, che l'Europa definisce un'enorme opportunità economica, non convince però tutti gli operatori, anche perché la transizione ambientale non sarà a costo zero. Uno studio della stessa Commissione Europea rivela che il piano Farm to fork rischia di ridurre la produzione di carne e cereali con un conseguente aumento previsto dei prezzi anche per i consumatori. Per mitigare gli effetti l'Europa prevede di incrementare gli investimenti di 10 miliardi, per ora, per stimolare l'innovazione in agricoltura. L'Italia, d'altronde, potrebbe uscire rafforzata dalla transizione. Siamo tra i paesi leader per l'agricoltura biologica che in Italia è praticata nel 15% dei campi, il doppio rispetto a Francia e Germania, e anche sulla vendita di pesticidi l'Italia è tra i Paesi virtuosi avendo ridotto del 30% le vendite. Certo è che la transizione andrà portata avanti con cura per evitare che, come sta accadendo con l'energia, l'Europa rimanga anche senza cibo.