L'obiettivo è antico, dare una spinta all'economia del sud anche il metodo è noto e collaudato, vantaggi fiscali quindi meno tasse, per chi investe nel mezzogiorno e procedure amministrative più snelle dell'ordinario. Quello che è nuova è che tutto questo, per volontà del Governo, diventa un progetto strategico che prende il nome di Zes Unica cioè zona economica speciale, in pratica un'area dove le aziende che investono in determinati settori godono di una serie di corsie preferenziali, non più come ora, con tante zone speciali, quante sono le otto regioni coinvolte, ma una sola con ambiti economici più ampi per incentivare lo sviluppo di un territorio con quasi 20 milioni di abitanti, 1,3 milioni di aziende e un contributo al PIL nazionale che però vale meno della metà di quello del Nord. In attesa di dettagli concreti si prevede di rafforzare 9 settori, fra i quali quelli dell'agroalimentare, dell'auto e del turismo e di promuovere il digitale le energie meno inquinanti e le biotecnologie, il tutto col benestare dell'Europa dalla quale provengono i fondi necessari fra i quali quelli del PNRR che lo ricordiamo destina il 40% delle risorse assegnate all'Italia proprio al sud. Fra gli strumenti principali il credito di imposta, cioè rimborsi fiscali alle imprese, si tratta di un meccanismo che esiste da anni, prima quindi dell'idea di una Zes Unica e sul quale ora è in corso una polemica. Per quest'anno Palazzo Chigi aveva stanziato 1,8 miliardi più che in passato, ma sono pervenute domande per oltre 9 miliardi, con la conseguenza che il beneficio per ogni azienda si ridurrebbe notevolmente rispetto al previsto, ma non ho detto che vada così secondo il ministro per gli affari europei Raffaele Fitto, perché le richieste arrivate finora solo in piccola parte riguardano progetti realizzati e quindi solo nei prossimi mesi si capirà quanti soldi spetterà a ciascun impresa.