Il 2023 passa agli annali come il secondo anno della grande inflazione la più forte salita dei prezzi dai primi anni 80. Il consuntivo finale dice + 5,7% per l'Italia in rallentamento rispetto al + 8,1 del 2022. La media dell'anno stilata dall'Istat non dice però tutto sull'andamento dei prezzi perché il 2023 si era aperto con tassi di aumento vicini alla doppia cifra, mentre dall'estate in poi gli aumenti sono stati sempre più piccoli per effetto del confronto con il terribile autunno del 22, picco storico da oltre 40 anni. Nell'ultimo triennio l'aumento dei prezzi partito nel post lockdown e acuitosi con la crisi energetica legata alla guerra in Ucraina si avvicina al 20% nonostante il rallentamento in atto. A dicembre gli aumenti sono stati infatti solo dello 0,6% rispetto a 12 mesi prima la frenata spiega l'Istat è su quasi tutte le principali voci a partire dall'energia ma i beni alimentari e quelli per la cura della casa e della persona, il cosidetto "carrello della spesa", faticano ancora a raffreddarsi davvero. Siamo al più 5,3% quasi lo stesso dato di novembre ecco una eredità per il 2024, segnalata dall'Istat secondo cui l'anno parte bene, ma per il carrello della spesa la storia potrebbe essere diversa l'incertezza non lascia prevedere se il ciclo dell'inflazione si sia effettivamente chiuso. Di certo si è concluso il ciclo di rialzo dei tassi della BCE che nell'ultimo anno e mezzo per raffreddare l'economia e con essa i prezzi ha portato il costo del denaro da 0 a 4,5 % con un salasso per le milioni di famiglie che hanno mutui o prestiti a tasso variabile. Il dibattito sui possibili tagli per il 2024 ma entità e tempistica restano molto incerti specie dopo la frenata di alcuni falchi del Consiglio della BCE sui mutui arriva un primo segnale di inversione di tendenza a dicembre secondo i dati dell'ABI l'associazione bancaria, i tassi sui nuovi contratti sono leggermente scesi, è la prima volta dopo due anni di continui rincari.