Dal sofa gate alle durissime parole del Premier Draghi, i rapporti tra l'Europa e ora anche l'Italia e la Turchia già di loro complicati, vivono un momento particolarmente delicato. Erdogan è un dittatore di cui si ha bisogno, ha detto Draghi, ma il bisogno è quantomeno reciproco anche considerando l'antico desiderio di Ankara, che per l'Europa rappresenta la porta da e per l'Oriente, non che uno snodo strategico per gli approvvigionamenti di energia, di entrare nel Vecchio Continente. Questioni geopolitiche a parte che includono ad esempio anche la delicatissima questione dei migranti e il contestato accordo grazie al quale la Turchia ha ricevuto sei miliardi da Bruxelles per frenare e gestire i flussi dal medioriente sono in gioco le relazioni economiche con il paese guidato da Erdogan per il quale l'Europa rappresenta il primo partner commerciale e a livello di paesi l'Italia è il secondo tra quelli dell'Unione dopo la Germania. L'interscambio commerciale tra Italia e Turchia, nel 2020 vale circa 15 miliardi di Euro con un saldo più o meno equilibrato tra le esportazioni e le importazioni. Nella graduatoria dei paesi di destinazione delle esportazioni italiane, nel 2019 Ankara si posizionava al dodicesimo posto, verso la Turchia esportiamo soprattutto macchinari, autoveicoli, prodotti chimici e della metallurgia ma anche materiali per la difesa, e se le vendite sono molto calate nel 2019, nel 2018 la Turchia rappresentava il terzo mercato per l'Export Italiano di armi, ma i rapporti economici tra i due paesi non si limitano agli scambi commerciali. L'Italia nei primi sei mesi del 2020 è stato il primo investitore straniero in Turchia, con investimenti diretti per quasi un miliardo di dollari.