80 centesimi a cassetta per 9-10 ore di lavoro, senza contratto, senza contributi, senza alcuna tutela. È quanto le carte della magistratura raccontano in una delle inchieste sul caporalato in Italia, storie che tornano all'attenzione della cronaca quando si verificano tragedia nelle nostre campagne, come quella di Latina, e che nonostante le poche denunce riguardano migliaia di lavoratori irregolari. Non esistono numeri ufficiali, ma le stime dell'osservatorio Placido Rizzotto della CGIL parlano di 230mila persone impiegate illegalmente nell'agricoltura, in pratica circa un terzo degli occupati di questo settore sarebbe in nero. Paghe da fame, più basse se si è donne dove nella maggior parte dei casi chi passa ore in un campo o dentro una serra intasca un passaporto di un Paese extracomunitario, è italiano o cittadino dell'Unione Europea solo il 30% dei lavoratori sfruttati. Se storicamente si tratta di un fenomeno più diffuso nelle regioni del mezzogiorno, è anche vero che il lavoro fuori legge è molto presente anche al nord, soprattutto nelle zone a maggiore vocazione agricola e se allarghiamo l'orizzonte, quindi analizzando tutti i settori, dagli ultimi dati dell'Istat emerge che a svolgere un'attività irregolare sono in totale quasi 3 milioni di persone, un economia sommersa che grazie al solo lavoro senza regole vale oltre 68 miliardi di euro e che pesa per quasi il 16% della ricchezza prodotta dal comparto agricolo.