L'Istat conferma che a gennaio l'infrazione ha rialzato leggermente la testa: più 0,3% rispetto a dicembre, più 0,8% rispetto a gennaio del '23, come già anticipato con la stima flash di qualche giorno fa. Il lieve rimbalzo, così lo definisce l'Istat, era già partito a dicembre ed è legato, soprattutto, ai prezzi dei trasporti e dei beni alimentari non lavorati. Ma anche all'attenuarsi della flessione dei prezzi dei beni energetici regolamentati. Infatti, sono scesi in modo molto forte in autunno e meno marcato negli ultimi due mesi. Con la variazione percentuale nell'aria dello zero virgola vuol dire che i prezzi si stanno stabilizzando dopo tre anni di aumenti. Sono lontani i picchi dell'autunno 2022, quando i costi dell'energia spingevano l'infrazione complessiva a punte superiori al +10% annuo, livelli mai più visti dagli anni 80. Da diversi mesi gli aumenti sono molto più contenuti per effetto del confronto proprio con i mesi più caldi, ma non ingannino i grafici come questo che mostrano la caduta degli aumenti percentuali. Il bilancio complessivo, degli ultimi tre anni, è molto pesante per le tasche degli italiani. Dal gennaio del 2021, con la ripresa a pieno regime dell'attività economica nel post pandemia, i prezzi hanno ripreso a salire, accelerando molto dopo il febbraio 2022 con l'invasione russa dell'Ucraina. A gennaio del '24 in Italia il costo della vita è più alto di quasi il 17% rispetto al gennaio di 3 anni fa. Dato di poco peggiore rispetto a partner europei come Spagna e Francia, ma migliore della Germania.