Crisi energetica, alimentare, climatica, inflazione record e guerra in Europa. Il menù offerto ai commensali del World Economic Forum di Davos non potrebbe essere meno allettante. In questo paesino incastonato nelle alpi svizzere ogni anno si ritrovano politici, banchieri, organizzazioni internazionali e imprenditori di tutto il mondo per affrontare assieme i temi globali. Quest'anno però con due assenze di rilievo. La neve, che solitamente ricopre il Forum organizzato a gennaio, e gli ospiti russi, banditi dal meeting. È l'Ucraina invece a dominare il dibattito con Zelenski ospite d'onore, ma oggi la priorità non può che essere anche evitare una nuova recessione globale, che sarebbe già la terza nel nuovo millennio. Secondo il Fondo Monetario Internazionale tagli delle previsioni di crescita sono ancora possibili ma una recessione rimane improbabile. Ma anche dovessimo affrontare una crescita sotto zero, gli impatti sociali si faranno sentire sulla pelle dei più deboli. Complice il blocco dei porti ucraini il prezzo del grano potrebbe essere più alto del 40% quest'anno rispetto all'anno scorso. I più dei 2.000 partecipanti sono chiamati a ristrutturare la globalizzazione ammaccata dalla pandemia prima e dalla guerra in Ucraina poi. Secondo l'FMI ciò che abbiamo di fronte è il più importante test per l'economia dalla seconda guerra mondiale. Ma secondo una vecchia conoscenza del Forum, il premio Nobel Stiglitz, il colpevole di inflazione e disuguaglianze rimane un altro. "Ce la prendiamo spesso con la globalizzazione ma questi problemi non sono problemi dovuti alla globalizzazione. Sono dovuti al capitalismo.".