Una settimana un po' folle sui mercati finanziari tra alti e bassi difficili da giustificare se si cerca di legarli solo all'andamento dell'economia e al fronte militare e diplomatico in Ucraina. Una settimana partita malissimo dopo lo stop americano all'importazione di petrolio russo, mossa più politica che industriale, vista l'autosufficienza degli Stati Uniti, primi produttori al mondo sul greggio. Poi virata improvvisamente al recupero mercoledì per fattori soprattutto tecnici, spiegano gli analisti. Toccati alcuni livelli verso il basso sono infatti i partiti gli acquisti in gran parte automatici, in un mercato ormai dominato da algoritmi e operazioni preimpostate che prescindono dalle notizie sul fronte finanziario e politico. In parallelo a questo recupero ha quindi rallentato anche la corsa ai beni rifugio come l'oro e pure i prezzi del gas naturale ormai molto volatili, ossia soggetti a violenti e repentini cambi di direzione, sconosciuti fino a pochi mesi fa, si sono allontanati dai picchi storici toccati a inizio settimana. Stesso movimento anche per il petrolio che si allontana dal picco di quasi 130 dollari al barile per chiudere sotto 110. Nella settimana che entra gli occhi saranno tutti sulla Federal Reserve. La Banca Centrale Americana, con un'inflazione ai massimi da 40 anni, deve decidere tra una stretta per tenerla a bada ma che rischia di frenare la ripresa o essere più accomodante ma accettando la prospettiva di un'ulteriore salita dei prezzi. Il bivio è vicino.