Sono i microchip del futuro, quelli che svilupperanno l'intelligenza artificiale. Molto piccoli, anche come granelli di sabbia, si chiamano chiplet e fanno parte della famiglia dei semiconduttori che si trovano dentro i telefoni che teniamo in mano, nelle lavatrici che abbiamo in casa e nelle auto che guidiamo, e che Silicon Box, società di Singapore, produrrà a Novara. Nella fabbrica piemontese lavoreranno a regime 1.600 persone e la partenza è prevista fra 4 anni, per un investimento di 3,2 miliardi di euro, sostenuto da un contributo pubblico che non si sa esattamente a quanto ammonti, ma che il Ministro delle Imprese Adolfo Urso, ha detto che sarà inferiore al 40% dei denari necessari. Questa dote dovrà avere il via libera dell'Unione Europea, che sta promuovendo la produzione di chip nel continente, con l'obiettivo di renderci più indipendenti nell'ambito della transizione digitale e di quella ecologica. L'impegno di Silicon Box arriva, dunque, dopo l'intesa col nostro governo, che ha visto sfumare i progetti in Italia del colosso americano Intel, si concentrerà su Polonia e Germania, ma Urso ha sottolineato come, dall'inizio dell'anno, siano stati annunciati investimenti nella produzione di semiconduttori nel nostro Paese per 9 miliardi, compresi i 5 di STMicroelectronics, gruppo partecipato dallo Stato italiano e da quello francese nello stabilimento di Catania. "Facendo così, del nostro Paese, la nostra Italia, un Paese particolarmente attrattivo sugli investimenti esteri proprio per quanto riguarda la tecnologia digitale, così che noi possiamo aspirare a essere davvero uno dei principali poli produttivi di nuova tecnologia del futuro".