Più di ventuno morti a settimana, oltre tre al giorno. In Italia si continua a morire di lavoro e il conto è impietoso. I dati diffusi dall’INAIL sui primi sette mesi di quest’anno parlano chiaro. Nel 2017 le cose vanno peggio che nel 2016. Le denunce di infortunio mortale presentate all’Istituto nazionale da gennaio a luglio sono state 591, ventinove in più rispetto ai decessi nello stesso periodo del 2016, più 5,2%. Un passo indietro, un ritorno ai livelli del 2015 quando i morti a fine anno furono 1.172. Crescono i casi nel Nord Ovest, in Abruzzo (pesa soprattutto il dato di gennaio legato alle due tragedie di Rigopiano e Campo Felice) e in Sicilia. A essere più colpiti sono i settori dell’industria e dei servizi. A morire sul posto di lavoro sono soprattutto gli uomini, ma l’incremento percentuale più alto si registra tra le donne, più 7,1%. Allargando il campo il quadro non migliora. A luglio 2017 le denunce di infortunio pervenute all’INAIL sono state oltre 380.000, precisamente 4.750 in più rispetto ai primi sette mesi del 2016. Calano, invece, le denunce di malattia professionale, confermando il trend degli ultimi anni: meno 3,6%.