Passa dai piccoli risparmiatori l’ultimo tentativo del Monte dei Paschi di trovare sul mercato i miliardi di cui ha bisogno per evitare l’intervento dello Stato. Alle circa 40.000 persone che hanno in portafoglio obbligazioni subordinate, Siena offre di trasformarle in azioni. È questo il nodo della vicenda: tecnicamente, questi risparmiatori non subirebbero perdite sull’investimento iniziale, ma sarebbero esposti alle oscillazioni di borsa di un titolo che da inizio anno ha perso più dell’80 per cento, e rischia nuove svalutazioni legate alla prossima iniezione di capitali nella banca e all’emissione di nuove azioni. Perché dovrebbero accettare? Il vantaggio per gli investitori è che non rischierebbero l’azzeramento del valore dei titoli obbligazionari, ipotizzabile in caso di intervento pubblico, con il rischio di dover poi affrontare lunghi tempi e incognite per i risarcimenti. Nei numeri: se l’operazione su cui pende il via libera della Consob andasse in porto con pieno successo, MPS potrebbe raccogliere fino a 2 miliardi di euro, che si unirebbero al miliardo già ottenuto da un’operazione analoga, che era stata dedicata ai grandi investitori ad inizio dicembre. A quel punto, sarebbero da trovare ancora 2 miliardi, per i quali si potrebbe bussare alle porte del fondo del Qatar, che si era detto interessato, o di altri grandi investitori privati. Tutto da chiudere entro il 31 dicembre, scadenza confermata dalla BCE che, per bocca del membro austriaco Novotny, ha confermato che non sarebbe una buona idea rinviare le cose troppo a lungo. Tempi strettissimi, quindi, ma il n. 1 di Siena, Marco Morelli, sembra fiducioso e si dice pronto a ricorrere tempestivamente a tutte le misure possibili per mettere in sicurezza la banca. Intanto, da fonti interne al Ministero dell’economia, fanno sapere che la continuità della banca e il risparmio dei clienti verranno preservati in qualunque scenario. Per quanto la soluzione sembri molto complessa, insomma, pare che la dirigenza di MPS voglia provare fino all’ultimo il ricorso al mercato, fiduciosi che in ultima istanza lo Stato abbia comunque pronto un piano di intervento che garantirà la sopravvivenza della più vecchia banca del mondo.