Prima lancia un'Opa da 43 miliardi su Twitter, poi un ultimatum al Consiglio di Amministrazione, poi un sondaggio sul suo account per stabilire se siano gli azionisti o il board a dover decidere sulla sua offerta. Dopo tutto questo Elon Musk, in una conferenza, si lascia sfuggire che sì tecnicamente l'acquisizione di Twitter sarebbe anche possibile ma forse dolorosa e chissà se in fondo se la può permettere. Chiunque conosca Elon Musk sa che, con un capitale $259 miliardi, è l'uomo più ricco del mondo ma anche, forse, il più stravagante. Il suo tentativo di scalata di Twitter ne è la conferma. Ripercorriamo le tappe. Musk inizia ad acquisire azioni alla fine di gennaio. In una lettera al Presidente della società dei cinguettii, Brad Taylor, afferma di ritenere che la compagnia abbia il potenziale per essere la piattaforma per la libertà di parola in tutto il mondo ma che per prosperare deve essere trasformata in una società privata. Nel caso la sua offerta non venisse accettata ha dichiarato che riconsidererà il suo essere azionista. Insomma, per quanto lo neghi, una vera minaccia visto che il suo è il maggior pacchetto azionario. Il Consiglio di Amministrazione di Twitter avrebbe una enorme responsabilità, ha proseguito, nel caso in cui infrangesse i doveri fiduciari agendo contro gli interessi degli azionisti. Questo nell'ipotesi che il board applichi la cosiddetta "poison pill", una tattica difensiva come ad esempio l'aumento di capitale. Per ora ha fatto solo sapere che valuta la proposta che comunque non è vincolante. Il patron di Tesla e Space-X quindi rilancia: "La mia è la migliore offerta possibile". Salvo poi dire che non sa se è davvero in grado di farla.