Più benefici che svantaggi, Giancarlo Giorgetti è certo che la vendita di un pezzo di Poste Italiane sarà conveniente e utile sia per i conti pubblici, contribuendo a ridurre il debito, sia migliorando il valore della società stessa. Con la cessione il gruppo rimarrà sotto il controllo statale, conferma il Ministro dell'Economia, che assicura che vigilerà per garantire i livelli occupazionali e lo storico ruolo di cassaforte del risparmio di Poste. Sul mercato andrà fino a massimo del 29% e se il tesoro si libererà di tutta la sua quota, mantenendo quelle in capo a Cassa Depositi e Prestiti, ecco quanto incasserà lo Stato. "Il controvalore desunto sulla base dei più recenti dati di mercato disponibili potrebbe ammontare a circa 4,4 miliardi". La vendita avverrà a tappe e coinvolgerà anche i risparmiatori, inclusi i dipendenti. I denari ottenuti rientrano nel piano di privatizzazioni voluto da Palazzo Chigi che punta a raccogliere 20 miliardi entro il 2026. Oltre alla vendita del 41% di Ita Airways a Lufthansa, che stenta a decollare per i rilievi dell'Europa, c'è la dismissione di Monte dei Paschi di Siena. La banca salvata dall'Erario è ancora pubblica per più di un quarto e con le quote piazzate, l'ultima poche ore fa, finora si sono racimolati 1,6 miliardi. In lizza potrebbe esserci poi una costola dell'Eni, il 4% del colosso petrolifero, cioè più o meno quanto è di proprietà diretta del dicastero dell'economia, varrebbe un paio di miliardi. E non finisce qui, nell'orbita ci sarebbe l'ENAV, l'ente che controlla il traffico aereo e le ferrovie interamente dello Stato. L'ingresso dei privati nella gestione dei treni è stato ventilato in passato ma non se n'è poi fatto nulla per quella che appare come un'operazione complessa e lunga da realizzare.